La mostra in programma nel gennaio del 1961 con i quadri italiani si sarebbe dovuta allestire alla galleria Csók, a Budapest, ma non ci si arriva. Dieci giorni prima della sua morte, anche il giorno di Santo Stefano, uno degli argomenti è la mostra che il suo allievo, József Kórusz, ricorda così:
„Il 20 agosto 1960, come di consueto, un folto gruppo di persone si è riunito dai Szőnyi, a Zebegény, nel loro ormai leggendario giardino. (…) Dopo un pranzo eccellente, di cui ricordo in modo particolare i beigli divini alle noci e al papavero, ci siamo spostati tutti nel suo nuovo studio. (…)
/Lo scultore Pál Pátzay, amico di Szőnyi, chiede:/
Io ho messo sul cavalletto, uno per uno, il porto di Fiumicino, le città italiane, le tempere e le gouache raffiguranti il mare.
Verso sera ascoltiamo un po’ di musica. L’atmosfera è allegra, il buonumore è generale, girano aneddoti, barzellette e storielle divertenti. Filmo tutto il giorno. Nell’ultimo fotogramma il maestro ride spensierato. Morirà dieci giorni dopo.”
Rózsa Köpöczi prende nota dei ricordi di József Korusz, allievo di István Szőnyi
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