SZŐNYI ISTVÁN EMLÉKMÚZEUM

Fiumicino, scorcio del porto con barche a vela, 1959

La mostra in programma nel gennaio del 1961 con i quadri italiani si sarebbe dovuta allestire alla galleria Csók, a Budapest, ma non ci si arriva. Dieci giorni prima della sua morte, anche il giorno di Santo Stefano, uno degli argomenti è la mostra che il suo allievo, József Kórusz, ricorda così:

„Il 20 agosto 1960, come di consueto, un folto gruppo di persone si è riunito dai Szőnyi, a Zebegény, nel loro ormai leggendario giardino. (…) Dopo un pranzo eccellente, di cui ricordo in modo particolare i beigli divini alle noci e al papavero, ci siamo spostati tutti nel suo nuovo studio. (…)

/Lo scultore Pál Pátzay, amico di Szőnyi, chiede:/

  • Cosa stai dipingendo, Pista? Mostraci la tua produzione italiana!
  • – Adesso Kórusz tira fuori tutto.

Io ho messo sul cavalletto, uno per uno, il porto di Fiumicino, le città italiane, le tempere e le gouache raffiguranti il mare.

  • Perché non li hai firmati? – chiede Pátzay.
  • Non so se siano belli, bisognerebbe lavorarci ancora, ma sono indeciso. (…)
  • La maggior parte non va ritoccata, firmali tranquillo! – suggerisce Pátzay.
  • Va bene, allora mettetemeli qui in fila, li firmo. (…)

Verso sera ascoltiamo un po’ di musica. L’atmosfera è allegra, il buonumore è generale, girano aneddoti, barzellette e storielle divertenti. Filmo tutto il giorno. Nell’ultimo fotogramma il maestro ride spensierato. Morirà dieci giorni dopo.”

Rózsa Köpöczi prende nota dei ricordi di József Korusz, allievo di István Szőnyi